Sostenibilità e sviluppo sostenibile: origine, concetti chiave e policy

Negli ultimi 30 anni, il concetto di sostenibilità ha acquisito progressivamente visibilità e adesione ricoprendo un ruolo sempre più importante nella formulazione delle strategie di governi, di aziende e nelle scelte quotidiane degli individui.

Strettamente connessa alla sostenibilità è l’idea di sviluppo sostenibile. Esso viene definito per la prima volta nel 1987 nel rapporto Brudtland come «quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i
propri». Con il passare del tempo il concetto di sviluppo sostenibile ha subito un’evoluzione acquisendo nuove sfumature e accogliendo al suo interno tre diverse dimensioni considerate per molto tempo tra loro antagoniste: economica, ambientale e sociale.

Ad oggi, dunque, la sostenibilità è un tema complesso, dinamico e multidimensionale. Tale nozione è stata riconosciuta come valore e obiettivo fondamentale delle azioni e delle politiche dell’Unione Europea, la quale si impegna, come affermato nel Trattato dell’Unione Europea del 2012, a integrare obiettivi di tipo ambientale, economico e sociale al fine di garantire uno sviluppo sostenibile. Nello specifico, all’interno del trattato, si parla di crescita economica equilibrata, piena occupazione e progresso sociale, tutela e miglioramento delle condizioni ambientali.

A partire dal 2001, con la comunicazione “A Sustainable Europe for a Better World”, la Commissione Europea ha disegnato strategie e linee d’azione concrete per lo sviluppo sostenibile, revisionate e adattate in base all’emergere di nuove esigenze e criticità. Nel 2015 l’UE adotta un nuovo framework globale sottoscritto da 193 governi membri delle Nazioni Unite: l’Agenda 2030. Si tratta di un programma d’azione ideato per le persone, il pianeta e la prosperità costituito da 17 obiettivi, i Sustainable Development Goals (SDGs), a cui sono associati 169 target di tipo ambientale, sociale ed economico da raggiungere entro il 2030. La comunità europea ha adottato i 17 SDGs all’interno delle proprie strategie, politiche e iniziative. Questo è dovuto, oltre che alla sottoscrizione dell’Agenda 2030, anche all’adesione all’accordo di Parigi, firmato e ratificato nel 2015 dall’Unione Europea e dai suoi Stati membri con l’obiettivo di contribuire attivamente alla lotta contro i cambiamenti climatici. La decarbonizzazione è il cardine principale del cosiddetto “Green Deal”, un piano elaborato dalla Commissione europea per rispondere alle sfide ambientali e climatiche come parte integrante della strategia sviluppata per favorire l’attuazione degli SDGs. L’UE ambisce al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e alla riduzione delle emissioni di gas effetto serra del 55% entro il 2030 rispetto a quelle del 1990.

Il Green Deal rappresenta una nuova strategia di crescita che mira a rendere l’economia più sostenibile, moderna e competitiva, favorendo un utilizzo efficiente ed intelligente delle risorse non rinnovabili e dissociando da esse la crescita economica. In quest’ottica di trasformazione profonda dell’economia, la transizione ecologica deve essere necessariamente accompagnata anche da una transizione sociale basata sul valore dell’inclusività coinvolgendo attivamente imprese, organizzazioni e famiglie. Un passo in avanti per l’Unione nella lotta contro il cambiamento climatico è rappresentato dall’entrata in vigore della Legge Europea sul clima (Regolamento CEE/UE 30 giugno 2021), la quale traduce l’obbiettivo strategico di neutralità climatica in un quadro normativo giuridicamente vincolante. Negli ultimi anni a seguito della pandemia Covid 19, l’UE ha programmato lo stanziamento di ingenti fondi per aiutare gli Stati membri a ricostruire le proprie economie, ponendo rimedio ai danni sociali ed economici causati dalla pandemia e allo stesso tempo favorendo una trasformazione radicale dell’Europa all’insegna del cambiamento, della sostenibilità, del digitale e dell’inclusività. Il Quadro Finanziario Pluriennale europeo 2021-2027 e il piano di ripresa economica Next Generation EU rappresentano il pacchetto di incentivi più sostanzioso mai finanziato dall’Europa. Esso ammonta a 1.800 miliardi di euro, di cui 750 destinati al Next Generation Eu. La metà dei finanziamenti sono destinati alla modernizzazione dell’Europa e mirano a stimolare l’innovazione e a promuovere la transizione ecologica di tutti gli Stati membri. La parte restante è invece destinata alla lotta contro il cambiamento climatico e alla digitalizzazione. Nonostante il grande impegno da parte delle autorità europee, il settore pubblico, da solo, non è in grado di reperire e fornire gli investimenti necessari per completare la transizione sostenibile. Per questo motivo, il coinvolgimento del settore finanziario è divenuto necessario. La finanza, infatti, può contribuire al cambiamento attraverso l’indirizzamento dei capitali privati verso investimenti collegati ad attività ecosostenibili. All’interno del framework del Green Deal, l’UE ha sviluppato una strategia, il Piano d’Azione per la Finanza Sostenibile, nella quale la valutazione
della redditività degli investimenti dipende non solo da criteri economici ma anche ambientali e sociali. Per permettere agli investitori e ai diversi portatori di interessi di comprendere gli impatti ambientali e sociali delle attività e delle politiche perseguite dalle imprese, la Commissione europea ha ritenuto necessario implementare nuovi obblighi informativi non finanziari stimolando la trasparenza, l’afflusso di capitali verso le realtà più virtuose e indirettamente incentivando le imprese a porre l’attenzione su temi spesso ignorati ma che oggi sono sempre più importanti per mantenere e sviluppare il vantaggio competitivo di interi paesi e delle imprese.

In collaborazione con ESG Sustainability Advisory Srl

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